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Lecco

L’Autunno caldo lecchese vede protagonisti lavoratrici e lavoratori delle grandi fabbriche. La loro iniziativa si intreccia con il territorio: memorabili gli “speakeraggi” d’informazione e i volantinaggi, nella città di Lecco e nei principali centri della provincia, per preparare le manifestazioni. La centralità dell’iniziativa è quella degli operai delle grandi fabbriche metalmeccaniche, il nocciolo duro del tessuto produttivo e della classe lavoratrice lecchese.

I nomi di queste aziende sono ormai storici, ne ricordiamo soltanto alcuni.

Il Caleotto, oltre duemila dipendenti negli anni ’30, nel secondo dopoguerra ha un ruolo da protagonista anche grazie alle lotte sindacali di Pio Galli, futuro segretario nazionale Fiom. Va in crisi negli anni ’80, oggi rimane aperto solo il laminatoio.

La SAE (Società Anonima Elettrificazione), costruita nel 1939, produttrice di strutture in acciaio per tralicci, oltre duemila dipendenti negli anni ’70 e ’80: lo stabilimento lecchese ha chiuso nel 1992. La Badoni, che risale alla seconda metà del Settecento, con stabilimenti nel rione Castello di Lecco e a Mandello Lario, attiva nella siderurgia, metallurgia e meccanica, con un ruolo anche internazionale (celebre il lavoro per la costruzione del ponte sul Bosforo). Ha chiuso per fallimento nel 1993.

Le Officine di Costa Masnaga, impresa nata nel 1916 attiva nel campo della meccanica e delle costruzioni ferroviarie, aperta fino al 2002.

Da ricordare, soprattutto per la presenza di manodopera femminile, il Tubettificio Ligure. Nato nel Tigullio, con stabilimenti ad Abbadia Lariana e a Lecco.

 

Le foto di questa sezione sono conservate dall’Associazione Pio Galli – Cgil Lecco