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Varese

L’Autunno caldo varesino si sviluppa in una realtà fittissima, basata sulle piccole e medie aziende, ma caratterizzata anche dalla presenza di alcune grandi fabbriche che assumeranno un ruolo rilevantissimo. La sua anticipazione è nella lotta contro le gabbie salariali (la differenza con la vicinissima Milano era percepita come intollerabile), oggetto a gennaio 1969 di uno sciopero generale unitario. Il contesto politico è difficile, per una stabile e duratura presenza neofascista che, in quei mesi, comporta aggressioni a lavoratori e sindacalisti sia in occasione di riunioni sindacali che di scioperi e picchettaggi nelle fabbriche. Rilevante l’uso dei giornali sindacali di fabbrica, un esempio per tutti il Bollettino della Ire Ignis. Molto presente il tema del risanamento dell’ambiente di lavoro e della lotta per la salute e la riduzione del rischio, di nuovo alla Ire Ignis e, soprattutto, alla Montedison di Castellanza, la cui esperienza farà scuola in Italia. Significativa la sindacalizzazione, nel contesto dell’Autunno caldo, della Bassani Ticino, fino ad allora contraddistinta da una gestione aziendale paternalista che si era persino creata la “sua” rappresentanza sindacale, poi gradualmente eliminata dal nascente Consiglio di fabbrica.

Le lotte dell’autunno 1969 producono un’onda lunga particolarmente significativa sia per la costituzione di organismi sindacali unitari di zona che per l’impegno sul tema del diritto allo studio.

L’esperienza varesina delle 150 ore (una riduzione d’orario di cui usufruiva una percentuale di lavoratori per conseguire la licenza media attraverso specifici programmi didattici legati all’esperienza lavorativa o per frequentare corsi monografici) risulta fra le più avanzate nel Paese. In particolare, le dispense sindacali predisposte a Varese per le 150 ore vengono adottate in tutta Italia.

 

La foto di questo pannello è conservata nell’Archivio storico Cgil Varese – Busto Arsizio