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Mantova

L’Autunno caldo nel Mantovano segue, naturalmente, i percorsi e le azioni di lotta per i rinnovi contrattuali e per le riforme comuni a tutto il Paese, ma vi porta la specificità di una provincia che, a prevalenza agricola fino alla fine degli anni ’50, aveva conosciuto nei successivi anni ’60 uno sviluppo industriale caratterizzato da poche grandi fabbriche e una realtà diffusa di piccole aziende, mantenendo comunque una presenza significativa dei lavoratori agricoli.

Rilevanti sono infatti gli scioperi per il rinnovo contrattuale dei braccianti e degli operai agricoli, accanto a quello dei tessili (Corneliani e Lubiam in primis), degli edili e dei metalmeccanici, fra i quali spiccano l’OM di Suzzara e la Belleli.

La Cartiera Burgo, una delle più grandi aziende mantovane, ha un ruolo rilevante nella battaglia – immediatamente precedente l’Autunno caldo, e dello stesso anticipatrice – per il superamento delle gabbie salariali. Nell’autunno del 1969 è significativo il rapporto con il movimento studentesco, così come alla tradizionale azione sindacale si affianca, in un’occasione, l’occupazione di un tratto dell’Autostrada Modena Brennero, che provoca l’intervento della Celere.

Negli anni successivi particolarmente forte è l’impegno per la salute in fabbrica e per la creazione di servizi di medicina del lavoro, anticipato da un’indagine promossa già nel 1967 dalla Cgil di Mantova, sulle condizioni igienico sanitarie di venti aziende mantovane, i cui risultati vengono ripresi nella monografia “La salute in fabbrica” di Giovanni Berlinguer.

 

Le foto di questa sezione sono conservate nell’Archivio storico Cgil Mantova, IMSC Istituto Mantovano di Storia Contemporanea