1011
1011

Salute e sicurezza

L’Italia dal punto di vista della legislazione ha sempre rappresentato un avamposto rilevante a livello mondiale. A questa peculiarità hanno fatto da controcanto la scarsa applicazione delle norme e soprattutto la difficoltà a renderle esigibili.

In Lombardia, la forte consistenza di siti produttivi e la presenza enorme di lavoratori, fino alla metà degli anni ’80 hanno favorito le lotte e le proposte per migliorare le condizioni di salubrità degli ambienti di lavoro, la prevenzione e la sicurezza.

In particolare sono le grandi fabbriche del Nord (tra queste: Ercole Marelli, Magneti Marelli, Breda Elettromeccanica e Breda termotecnica, Falck) ad aprire la strada alle riforme. In quegli anni si afferma un cambio di paradigma fondamentale: il passaggio dalla monetizzazione alla contrattazione delle condizioni di lavoro che possono influire sulla salute e la sicurezza dei lavoratori.

Si afferma – con l’art. 9 dello Statuto dei lavoratori – la facoltà di essere rappresentati in tutti i luoghi di lavoro, con l’obiettivo di “controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca, l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica”.

Lo Statuto dei lavoratori favorisce una nuova cultura dell’ambiente di lavoro. A ciò contribuisce un felice momento storico che vede in campo anche il mondo scientifico e universitario: dagli studenti di medicina ai professori, ai movimenti che comprendono anche il cattolicesimo sociale.