Le biografie sindacali
Flavio Albizzati
(1886 – 1970)
Presidente della Federazione italiana pensionati di Milano
Nacque a Milano l’11 aprile 1886 da Giovanni e Maria Colombo, entrambi operai. In seguito alla separazione dei genitori fu affidato all’istituto dei Martinitt. Trovò impiego come fuochista presso le Ferrovie Nord di Milano e prese parte a soli diciassette anni agli scioperi del 1903. Nel 1905, ancora minorenne, si iscrisse al Partito socialista italiano. Emigrato nel 1912 negli Stati Uniti fu arrestato per avere organizzato uno sciopero in una fabbrica di Hopedale (Massachusetts), una volta scontata la condanna chiese il rimpatrio per motivi di salute. Chiamato alle armi con l’entrata in guerra dell’Italia, fu congedato dopo un ferimento al fronte e impiegato presso la Galileo Ferraris dove si dedicò anche all’attività sindacale. Nel 1917 venne eletto nella segreteria della Fiom di Varese e nel 1919 ne divenne il segretario generale. Partecipò da dirigente sindacale agli scioperi del cosiddetto Biennio rosso, adoperandosi nella difesa dei lavoratori che venivano licenziati ed erano oggetto della violenza fascista. Nel 1922 venne arrestato dalle squadre fasciste, scontati due anni di reclusione aprì un negozio di alimentari a Milano. Partecipò alla Resistenza armata nella 49a Brigata Matteotti Sap De Zorzi. Dopo la Liberazione assunse la carica di Segretario responsabile della Camera del Lavoro di Lecco e successivamente della Camera del Lavoro di Monza. Nel novembre 1949 fu tra i fondatori della Federazione italiana pensionati (Fip) e ne diresse la sezione milanese, fino al luglio 1953.
Deputato nella II e III Legislatura si battè per l’istituzione della pensione di anzianità. Conclusasi l’attività parlamentare, fu nominato Presidente della Fip e eletto tra i probiviri della Camera del Lavoro di Milano. Morì nel settembre del 1970.
(Annalisa Bertani)
Jone Bagnoli
(1927)
Responsabile commissione femminile
Fiom di Milano
Nacque a Bologna il 27 Maggio 1927, da una famiglia della piccola borghesia antifascista. Figlia di genitori separati, passò l’infanzia e l’adolescenza a Milano con la madre e la sorella. Fu costretta a interrompere gli studi a causa della morte del padre e ottenne solo successivamente il diploma tecnico commerciale. Alla fine della Seconda guerra mondiale fu impiegata in un’agenzia immobiliare e poi alle Edizioni musicali Carisch.
Iniziò fin da subito la sua militanza sindacale, era una delle poche a scioperare e a protestare per migliorare le condizioni di lavoro, per avere la sala mensa e per questa attività subì ripetuti demansionamenti.
Presentata al Partito comunista dal maestro Pelosi, iniziò a occuparsi del reclutamento dei giovani girando per i paesi della provincia a fare proselitismo, negli anni in cui si andava ricostituendo il Fronte della Gioventù e nasceva l’Associazione ragazze d’Italia.
Nel marzo 1947 lasciò l’azienda per lavorare alla Federazione milanese del Pci nella commissione stampa e propaganda. Dal 1949 al 1952 seguì per il Partito la zona Porta Romana e Porta Vicentina, dove seguiva alcune delle aziende metalmeccaniche più importanti dell’epoca (Redaelli, Geloso, Tecnomasio Brown Boveri, Falck, Officine Meccaniche) e frequentò nel frattempo la scuola di partito per i quadri femminili.
Nel 1953 passò all’apparato della Camera del Lavoro di Milano come componente della Commissione femminile, allora diretta da Stellina Vecchio. Partecipò in quell’occasione all’organizzazione della prima assemblea nazionale delle lavoratrici e contribuì alla creazione delle commissioni femminili di categoria. Collaborò a lungo con il Centro studi economici della Camera del Lavoro producendo un’indagine sulle differenze di salario e di qualifica tra uomini e donne.
Per un breve periodo fu funzionaria del Sindacato provinciale degli ospedalieri e degli enti locali (Fndelo) occupandosi di migliorare le condizioni di vita delle lavoratrici (infermiere, inservienti) che vivevano nei convitti gestiti dalla suore.
Dal 1957 al 1960 fu Segretaria del Sindacato dell’alimentazione di Milano (Filia), settore in cui l’adesione era scarsa e che occupava un gran numero di lavoratori con contratti a termine, ben oltre le necessità imposte dalla stagionalità di alcune produzioni.
Nel 1960 passò alla Fiom provinciale, diretta allora da Giuseppe Sacchi, prima come responsabile della commissione femminile e, poi, come responsabile dell’ufficio stampa e redattrice de “Il Metallurgico”.
Negli anni ‘60 contribuì alla alla lotta degli elettromeccanici per il rinnovo del contratto e alla battaglia per la parità salariale, ereditando una rivendicazione storica delle metalmeccaniche.
Componente del Comitato direttivo della Fiom provinciale e del Comitato centrale, occupò contemporaneamente cariche negli organismi direttivi della Pci (Comitato federale e commissione femminile) fino a quando nel 1969 fu dichiarata l’incompatibilità tra incarico sindacale e politico.
Nel 1973 tornò alla Camera del Lavoro di Milano in qualità di responsabile del neo – ricostituito Ufficio lavoratrici e dell’Ufficio sindacale. L’attività sindacale si spostava in quegli anni dal versante più strettamente economico e contrattuale a quello sociale: fu coinvolta nelle campagne per gli anticoncezionali e per la maternità consapevole, per l’aborto, per la vittoria del “no” al referendum sul divorzio. Nel 1978 fu la prima donna ad essere eletta nella segreteria della Cgil Lombardia, carica che ricoprì fino al 1985.
(Massimo Bonini)
Aldo Bonaccini
(1920 – 2010)
Segretario generale Camera del Lavoro di Milano, Segretario Comitato regionale lombardo della Cgil, Segretario Cgil nazionale
Aldo Bonaccini nacque a Napoli il 27 giugno 1920 da una famiglia operaia di origine fiorentina. Si trasferì con la famiglia a Milano all’età di 10 anni. Emigrato successivamente in Francia, entrò in contatto con gruppi socialisti e di Giustizia e Libertà; durante il ventennio fascista entrò a far parte del Partito comunista clandestino. Richiamato alle armi durante la Seconda guerra mondiale fu prigioniero in campo di concentramento nell’Africa del Nord. Attivista sindacale in un’azienda di credito subito dopo la guerra, negli anni 1946 – 1947 lavorò presso l’Ufficio regionale del lavoro quale addetto all’ufficio di collocamento da cui fu estromesso per rappresaglia. Entrò in Camera del Lavoro a Milano alla fine del 1947 occupandosi del settore vertenze e poi dell’ufficio studi economici, dove seguì in particolare l’accordo sulla scala mobile del 1947 e quello relativo al riconoscimento delle Commissioni interne. Fu chiamato alla Segreteria provinciale della Fiom dove rimase sino al 1956, quando il Segretario era Giovanni Brambilla.
Dal 1957 al 1959 ricoprì la carica Segretario del sindacato chimici di Milano. Diviene Segretario camerale nel 1961 e dal 1962 al 1969 ne fu Segretario generale. Dal 1963 al 1969 fu contemporaneamente Segretario del Comitato regionale lombardo. Dal 1969 al 1979 fu Segretario della Cgil nazionale, prima come responsabile della politica economica e poi quale responsabile della politica internazionale.
Lasciò la Cgil nel 1979 quando fu nominato al Parlamento europeo dal Partito comunista
Morì a Milano nel 2010.
(Ilaria Romeo)
Luigi Borsotti
(1922 – 2015)
Segretario generale
della Federbraccianti di Milano
Nacque a Tavazzano (Lodi) il 15 giugno 1922. Bracciante e mungitore, aderì nell’immediato dopoguerra al Partito comunista e alla Federbraccianti. Dal 1960 al 1975 fu segretario responsabile della Federbraccianti di Milano e componente del direttivo della Camera del Lavoro. Nel 1975 divenne l’amministratore della Camera del Lavoro di Milano, carica che mantenne fino al 1981. Negli anni ‘70 andò ad abitare al Gallaratese (Milano), un quartiere in divenire, dove partecipò alla lotta per l’assegnazione delle case e la dotazione di servizi. Concluse l’attività militando nello Spi. Morì a Milano nel giugno 2015.
(Annalisa Bertani)
Annio Breschi
(1926 -2008)
Segretario generale della Fiom di Milano.
Nacque a Napoli il 26 marzo 1926.
Partecipò molto giovane alla Resistenza e nel 1945 si iscrisse al Partito comunista.
Nel 1949 iniziò l’attività sindacale come funzionario della Camera del Lavoro di Lodi e successivamente dell’ufficio organizzazione della Camera del Lavoro di Milano. Dal 1952 al 1958 si occupò per la Fiom delle zone Sempione, Romana e Sesto San Giovanni. Dal 1960 al 1964 lavorò all’Ufficio sindacale della Fiom nazionale. Tornato a Milano sostituì Giuseppe Sacchi alla guida della Fiom provinciale e vi rimase fino al 1974. Diresse la lotta per il rinnovo del contratto di lavoro nel 1966 e nel 1969. Nel 1975 fu eletto Segretario generale aggiunto della Cgil Lombardia.
Nel 1980 tornò nuovamente a Roma come Segretario generale della Fillea-Cgil incarico che ricoprì sino al novembre del 1984. Nel 1984 passò alla Lega delle Cooperative.
Morì nel 2008 a Bolzano.
(Annalisa Bertani)
Lauro Casadio
(1924 – 2011)
Segretario organizzativo
della Camera del Lavoro di Milano
Nacque a Faenza (Ravenna) l’1 marzo del 1924. Operaio. Partigiano durante la Resistenza, si iscrisse al Pci nel 1945. Prese parte a diversi organismi di Partito (Fronte della gioventù, Federazione Giovanile Comunista Italiana Segreteria nazionale e Segreteria della Federazione milanese dal 1959 al 1962).
Nel novembre del 1962 fu eletto alla Camera del Lavoro di Milano, dapprima come Segretario (fino al 1966) e successivamente, nel 1969, come Segretario organizzativo. Dal 1966 al 1970 fu Consigliere comunale a Milano. Nel 1971 divenne Segretario generale del Comitato regionale lombardo in seguito alle dimissioni di Gabriele Baccalini. Negli anni ‘70 fu tra i promotori dell’Associazione Italia – Repubblica Democratica Tedesca. Dal 1975 al 1985 fu consigliere regionale lombardo e assunse alcuni ruoli di spicco quali la Presidenza della Commissione “Istruzione, cultura e informazione” e la Vicepresidenza della Commissione Consiliare. Morì nel 2011.
(Annalisa Bertani)
Lucio De Carlini
(1940 – 1990)
Segretario Camera del Lavoro di Milano
Lucio De Carlini nacque a Codogno, nella provincia lodigiana, il 30 agosto 1940.
Rimasto prematuramente orfano di padre, non poté continuare gli studi dopo il diploma in ragioneria. Iniziò l’attività sindacale fin dagli anni ’60 dopo il licenziamento per rappresaglia sindacale dalla Sit-Siemens. Iscritto al Partito comunista, dopo essere stato simpatizzante del Partito radicale, e animato dalla passione per la politica e per la cultura, ebbe come primo incarico politico l’organizzazione e la direzione dell’Associazione degli studenti serali, che proprio in quegli anni si stava strutturando in tutta Italia e che aveva una sede alla Camera del Lavoro di Milano.Nel 1962 entrò a far parte dell’apparato della Cgil milanese come responsabile dell’Ufficio Studi, per poi passare alla segreteria regionale (1967) e successivamente a quella provinciale (1969). Lavorò a fianco di Guido Venegoni e di Pierluigi Perotta, nel corso della stagione della ripresa dell’unità sindacale e delle mobilitazioni studentesche che dialogavano in modo non sempre facile con quelle operaie.
Nel 1972, a soli 32 anni, fu eletto Segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, in sostituzione di Guido Venegoni. A Lucio De Carlini si deve tra le altre cose la creazione dell’archivio storico, oggi Archivio del Lavoro, che fu il primo archivio territoriale della Cgil. Nel 1980, nel pieno della maturità sindacale, fu chiamato a guidare la neo-costituita Filt-Cgil e ne divenne il primo Segretario generale. Cinque anni dopo entrò nella segreteria confederale come responsabile del settore del terziario e dei servizi.
Morì a Roma, giovanissimo, nel 1990.
(Debora Migliucci)
Alberino Fornasari
(1921 – 2010)
Segretario generale
della Camera del Lavoro di Mantova
Bracciante salariato, si iscrisse alla Cgil nell’immediato dopoguerra e organizzò le leghe contadine nelle campagne del comune di Roverbella.
Nel 1957, su richiesta della Federbraccianti della quale negli anni successivi diverrà Segretario, si trasferì con la famiglia a Mantova per intraprendere l’attività sindacale a tempo pieno. Tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ‘70 ricoprì la carica di Segretario generale della Camera del Lavoro di Mantova.
Alla fine del mandato passò allo Spi e divenne Presidente dell’Inps.
(Gianni Fornasari)
Pio Galli
(1926 – 2011)
Segretario della Fiom nazionale
Nato ad Annone Brianza nel 1926, morto a Lecco nel 2011, rappresenta la figura “simbolo” del movimento operaio lecchese. Giovanissimo, lavora in piccole fabbriche, poi partecipa alla Resistenza; nel 1946 entra al Caleotto, una grande fabbrica, con l’obiettivo di diventare operaio specializzato. I valori della Resistenza, “la solidarietà, la dignità, la parità ossia il considerare il centro della società la vita dell’uomo”, lo guidano nelle prime lotte sindacali mirate ad ottenere condizioni di lavoro meno pericolose, meno nocive, più dignitose. Pio Galli, tuttavia, dopo alcune conquiste, nel 1953 viene licenziato insieme ad altri otto membri della Commissione Interna. “Occupammo la fabbrica, facemmo l’ira di Dio” racconterà in vecchiaia, ma il contesto di divisione sindacale, e quello della Guerra Fredda, non permette il rientro in fabbrica.
La battaglia prosegue nell’impegno sindacale a tempo pieno, prima in Fiom, poi, fino al 1962, come Segretario generale della Camera del Lavoro.
Successivamente Pio Galli dirige la Fiom di Brescia e, dal 1964 lavora con Bruno Trentin presso la struttura nazionale, della quale sarà Segretario generale dal 1977 al 1985, attraversando gli anni ‘60 e ‘70, la riscossa operaia e poi l’arretramento degli anni ‘80.
Dal 1985 al 1990, infine, è consigliere regionale lombardo del Pci.
(Luca Finazzi)
Carlo Gerli
(1924 – 2001)
Segretario generale della Filcea di Milano
Nacque nel 1924 a Cassinetta di Lugagnano (Milano). Iniziò a lavorare come apprendista di officina nel 1938 e poi come tornitore.
Rifiutò di arruolarsi nell’esercito della Repubblica sociale di Salò, scegliendo di partecipare alla Resistenza nelle Brigate Garibaldi.
Alla Liberazione aderì al Pci e alla Fiom Cgil.
Nel 1950 diviene Segretario provinciale della Federbraccianti. Le sue origini familiari – il padre aveva gestito per molto tempo uno storico mulino lungo il Rile (una roggia della Valle del Ticino) – e l’attenzione per i lavoratori delle campagne lo portarono a seguire in anni molto difficili le grandi lotte bracciantili in Valle Padana per la Riforma agraria e per riconquistare il contratto nazionale che il fascismo aveva abolito.
Nel 1956 fu eletto Consigliere al Comune di Abbiategrasso. Nel 1958, dopo il passaggio di Aldo Bonaccini alla Segreteria della Camera del Lavoro di Milano, Gerli venne chiamato a sostituirlo come Segretario generale della Federazione Italiana Lavoratori Chimici (Filc) di Milano. Dal 1960 al 1964 fu Sindaco di Abbiategrasso e dovette allentare il suo impegno sindacale, anche se continuò a far parte del Comitato direttivo della Camera del Lavoro di Milano (1960-1969). Al termine del mandato come sindaco, tornò a tempo pieno a dirigere i chimici fino ai primi anni ‘70. Fu tra gli organizzatori del primo sciopero internazionale, a seguito della fusione tra i gruppi multinazionali Pirelli e Dunlop.
Gerli riuscì a contrattare ritmi, carichi, ambiente e orario di lavoro, di aziende milanesi come la Pirelli, la Carlo Erba, il gruppo Saint Gobin, la Pozzi Richard Ginori, la Montecatini-Edison e la Eni di San Donato, dove vi era la maggiore concentrazione impiegatizia d’Europa.
La Filcea-Cgil provinciale, sotto la sua direzione, passò da novemila iscritti (1958) a quarantamila (1972) che rappresentavano un quarto degli iscritti della categoria nazionale. Nel 1972 lasciò il sindacato dei chimici per la Segreteria della Camera del Lavoro di Milano, a fianco del nuovo segretario Lucio De Carlini, con la delega alla contrattazione, e da lì diresse le grandi riorganizzazioni produttive, le riconversioni industriali, e contribuì alla costruzione di una vera e propria politica industriale nazionale.
Nell’aprile del 1975 organizzò una settimana di presidio in piazza Duomo – che coinvolse delegati, esponenti delle istituzioni, delle forze politiche e delle università – e che si concluse con un imponente sciopero generale unitario. Lasciò il sindacato nel 1979 quando fu eletto nella Segreteria del Pci milanese con la responsabilità del Dipartimento Lavoro. Dal 1980 al 1985 fu Consigliere regionale della Lombardia.
Morì ad Abbiategrasso il 12 aprile del 2001. Ad Abbiategrasso gli sono state intitolate la Camera del Lavoro e il parco comunale.
(Annalisa Bertani)
Rosamaria Giuliani
(1932 – 1982)
Impiegata della Filcea di Milano
Nacque il 14 maggio 1932 a Busto Arsizio.
Di famiglia operaia restò presto orfana di padre e affidata assieme ai fratelli a una zia materna.
Iniziò a lavorare a quattordici anni come operaia in un bottonificio. Nel dopoguerra si iscrisse al Pci e fu inviata dal Partito ad occuparsi della zona di Rho. Dopo un breve periodo alla Camera del Lavoro di Legnano, entrò nella Segreteria provinciale della Federazione Giovanile Comunista Italiana come responsabile delle ragazze.
Dal 1954 al 1956 lavorò alla Camera del Lavoro di Milano come dattilografa e fece parte della Commissione femminile camerale. Dal 1955 al 1960 fece parte della Federazione italiana lavoratori legno edili e affini (Fillea).
Dal 1960 al 1980 militò nel Sindacato Chimici, occupandosi dell’ufficio vertenze.
Morì il 30 giugno 1982 a Milano.
(Annalisa Bertani)
Giorgio Malnati
(1939)
Componente del Consiglio di fabbrica della Bassani Ticino
Nato a Varese nel 1939, perito industriale, sposato, con due figlie.
Ha lavorato dal 1960 al 1997 alla Bassani Ticino, vivendo il doppio ruolo di “quadro” e di sindacalista: un ruolo sempre difficile da gestire, e particolarmente in un’azienda molto paternalista (“tutto veniva gestito scientificamente alimentando le aspettative individuali e il senso di appartenenza – racconta – Vestaglie e bracciali distinguevano i ruoli, pagelle, premi feste…”), che non accetta la sindacalizzazione di un quadro, peraltro iscritto alla Fiom e, quando scoppia l’Autunno caldo, costruisce un sindacato giallo aziendale.
La Bassani Ticino non aveva mai avuto la Commissione interna, ma con l’Autunno caldo viene costituito il Consiglio di fabbrica, di cui Malnati farà parte: il CDF, per un certo periodo, coesiste con la rappresentanza “gialla”. Malnati racconta di “…uno sciopero in cui i pro direzione rimanevano fuori ei sindacalizzati entravano (20%) col Bassani in portineria a guardarci…”.
La crescita della sindacalizzazione alla Bassani Ticino, sostenuta dal giornalino “Presa di coscienza”, ha permeato il territorio, ottenendo la miglior scuola a tempo pieno della provincia (con i delegati che partecipavano a costruire i programmi con gli insegnanti); di rilievo un’assemblea pubblica con 1.800 persone con la partecipazione del cardinale Colombo. La contraddizione fra quadro e sindacalista costa a Malnati pressioni, allettamenti, un licenziamento poi ritirato dopo un memorabile confronto/scontro con il proprietario, fino alla scelta di lavorare per l’azienda in Cina, un esilio interessante ma sempre un esilio; al ritorno, successive cause, vinte, perché il proprio lavoro venisse retribuito correttamente (guadagnava meno dell’ultimo assunto che doveva coordinare). Malnati ha seguito anche temi extrasindacali: attivista fin dal 1963 della Lega Italiana per il divorzio, impegnato nell’Arci (porta a Varese a provare Dario Fo e Enrica Collotti Pischel a parlare della Cina).
“In quel periodo con lo statuto dei lavoratori, la legge sul divorzio e l’unità sindacale – conclude – abbiamo vissuto… un periodo formidabile che può ritornare se sappiamo tenere il punto”.
(Luca Finazzi)
Gianni Mazza
(1946)
Impiegato alla Ditta Tovaglieri, militante Fiom di Busto Arsizio
Mi chiamo Gianni Mazza, sono nato a Rodigo (Mantova) nel 1946.
Il comune era a maggioranza socialcomunista, in casa si mangiava pane, Partito e Cgil.
A 12 anni ho cominciato a diffondere l’Unità su impulso di mia sorella più grande che aveva frequentato la scuola di partito a Faggeto Lario. La mia famiglia non poteva permettersi di farmi frequentare la scuola media, così sono andato all’avviamento professionale.
Nel 1959 ci siamo trasferiti a Busto Arsizio. Ho cominciato a lavorare come operaio alla meccanica Carnaghi, iscrivendomi alla Fiom-Cgil nel 1961. Dopo circa 18 mesi sono passato alla ditta Tovaglieri (fonderie e macchine utensili, circa ottocento addetti), all’ufficio spedizioni. Non c’era più l’organizzazione sindacale, la commissione interna era stata licenziata e i compagni in ditta non riuscivano a trovare abbastanza candidati per chiedere di eleggerne una nuova.
Finalmente a inizio ‘68 la lista era fatta e come rappresentante Fiom la presentai. La mia firma di presentazione deve aver creato scompiglio nelle alte sfere aziendali. Per loro era inconcepibile che un impiegatucolo fosse sindacalizzato e addirittura alla Cgil.
Ai tempi, pur avendo circa duecento iscritti Cgil su quattrocento dipendenti della fonderia e poche decine tra Cisl e Uil, le tessere venivano distribuite brevi manu semi-clandestinamente. Dopo molte pressioni per cambiarmi di mansione e di posto fu decisa una riduzione di personale per presunta crisi. Esuberi una ventina, che dopo molte trattative si ridussero a uno. Ovviamente ero io.
Trovai allora lavoro in Montedison dove sono rimasto per trent’anni. Avendo già dato non ero molto convinto di rifare un’esperienza sindacale. Tuttavia, a supportare la passione politica, arrivò la Legge n. 300 che permetteva di poter svolgere attività sindacale con meno rischi che nel passato (almeno nelle grandi aziende). Dalle elezioni del primo Consiglio di fabbrica sono stato eletto delegato del mio gruppo omogeneo ininterrottamente fino alla pensione; da metà degli anni ‘70 ho fatto parte del direttivo della Filcea e di altri organismi sindacali.
Sono stati anni appassionanti per le conquiste ma anche di sofferenza quando sono cominciate le crisi e le ristrutturazioni; ma la mia sofferenza più grande è stata la rottura con molti compagni che hanno dato vita al sindacato autonomo in fabbrica. Da pensionato mi sono preso qualche anno sabbatico, poi ho dovuto cedere al richiamo della foresta e mi sono impegnato nello Spi. Quello che ho fatto in Cgil lo consideravo un servizio al Partito, a me non faceva schifo essere la cinghia di trasmissione, perché pensavo che comunque senza quella sponda le conquiste potevano essere effimere.
(Estrapolazione di Luca Finazzi da un’intervista a Gianni Mazza)
Enore Motta
(1927-1995)
Segretario della Camera del Lavoro di Mantova
Nasce a Suzzara il 21 novembre 1927 in una famiglia di salariati agricoli.
Militante del Pci e della Federbraccianti, venne chiamato dalla Cgil all’inizio degli anni ‘50 per operare nella Lega dei braccianti di Curtatone. Alcuni anni dopo gli fu affidata la responsabilità della Camera del Lavoro di Asola, dove si rese protagonista della mobilitazione sindacale per l’affermazione “dell’imponibile straordinario”, teso a dare un po’ di lavoro a chi non l’aveva. Riconosciuto come fautore e ispiratore di quelle dure lotte, fu imprigionato per alcuni giorni.
Negli anni ‘60 assunse incarichi di partito ad Asola che lo portarono all’esperienza amministrativa con la carica di Vice Sindaco.
Nel 1968 entrò nella Segreteria della Camera del Lavoro di Mantova e dal 1975 al 1985 ne fu Segretario Generale.
La sua importante direzione fu improntata a grande equilibrio, moderazione e dialogo con tutti. Eletto nel 1985 consigliere provinciale a Mantova, assunse l’incarico di Assessore alle Finanze, Patrimonio e Assistenza, carica che mantiene fino al 1990. Morì a Mantova il 31 gennaio 1995.
(Donata Negrini)
Pierluigi Perotta
(1929-1982)
Segretario Camera del Lavoro di Milano
Nacque a Castano Primo il 19 febbraio 1929, da Giuseppe Carlo Battista e Maria Noé.
Quando era ancora un ragazzino e faceva il garzone in una tipografia, durante l’occupazione nazista di Milano si spostava con il suo triciclo da carico per portare risme di stampati tra i quali venivano nascosti anche pacchi di stampa clandestina antifascista e attraversava tutta la città per distribuirli nelle fabbriche. Perotta in questo modo si legò alla Resistenza. Operaio e tipografo.
Nel giugno del 1954, in seguito alla morte del Segretario Discacciati, il sindacato dei poligrafici milanesi della Cgil e il Comitato direttivo scelsero Perotta. Fu inserito in Segreteria provinciale e gli venne affidata la conduzione del settore più vasto, quello dei grafici.
Nel 1961 divenne Segretario dei Poligrafici e Cartai presso la Camera del Lavoro di Milano; dal 1960 al 1963 fu nel Comitato direttivo, negli anni di preparazione all’Unità Sindacale. Dal 1965 riprese nuovamente il suo impegno sindacale all’interno del Comitato direttivo della Camera del Lavoro di Milano, sino al febbraio 1966, quando fu impegnato a tempo pieno in Fiom.
Dal dicembre del 1968, Perotta assunse la responsabilità di Segretario generale aggiunto alla Camera del Lavoro di Milano e partecipò ad una fase delicatissima della città meneghina: al centro del rinnovamento unitario del sindacato e di una strategia della tensione, che ebbe inizio con la strage di piazza Fontana.
Nel gennaio del 1976 divenne Segretario generale della Cgil Lombardia e contribuì a far decollare il processo di riforma del sindacato degli anni ‘80.
Al Congresso di Rimini del 1977, Perotta sostenne l’esigenza di un apporto superiore del sindacato alle questioni del regionalismo, criticando l’atteggiamento centralizzatore dei governi nazionali protesi a contendere alle Regioni ruoli e prerogative nuove. Propose di dar vita in Lombardia ad un’iniziativa congiunta tra l’istituzione Regione e la Federazione Cgil, Cisl e Uil, per una conferenza economica, con l’obiettivo di definire un progetto di rilancio e di sviluppo specifico e qualificato. Il suo lavoro sindacale durò ben venticinque anni, iniziato nel 1954, fu caratterizzato dal suo rapporto diretto coi lavoratori, costruito nei luoghi di lavoro, dove si raccoglievano i problemi e maturavano le lotte: si realizzavano i volantini (per i quali subì diverse denunce), si stendeva la vertenza e si organizzavano gli scioperi. Fu uno dei più convinti sostenitori dell’incompatibilità fra impegno nel sindacato e incarichi pubblici, tanto che lasciò il Consiglio provinciale di Milano per restare nel sindacato.
Nell’agosto del 1978 tutto questo sembrò giunto al capolinea: si trasferì nella Direzione del Partito socialista italiano dove rivestì la carica di vice segretario regionale; e in seguito, i primi segni della malattia, lo portarono a ridimensionare i suoi impegni e ad accettare un lavoro in una società di informatica, la “Lombardia informatica”, dove da semplice lavoratore, continuò comunque ad occuparsi della Cgil. Infatti, non a caso, fu presente al Congresso della Camera del Lavoro territoriale nel novembre del 1981 come delegato. Morì a Castano Primo il 16 ottobre 1982.
(Annalisa Bertani)
Tullio Rimoldi
(- 1993)
Segretario Fidac
Combattente partigiano durante la Resistenza nelle Brigate Garibaldi.
Nel 1964 entrò a far parte della segreteria nazionale Fidac. Componente del Comitato federale del Pci, dal 1963 al 1969 fu consigliere provinciale di Milano. Dal 1972 al 1980 fu Segretario Generale aggiunto della Fidac. Dal 1981 fu Segretario Generale della Fidac nella fase dello scioglimento della categoria con la nascita della Fisac.
Morì nel maggio del 1993.
(Annalisa Bertani)
Gastone Sclavi
(1939 – 1997)
Segretario della Cgil Lombardia
Nacque a Siena il 7 maggio 1939 da una famiglia di piccoli imprenditori. Nel 1957 si trasferì a Milano per studiare al Politecnico, dove frequentò i corsi di ingegneria chimica fino all’ingresso nel sindacato. Nei primi anni ‘60 fu vicepresidente dell’Unione goliardica italiana e tra i primi studenti a prendere contatto con gli operai per conoscere le loro condizioni di lavoro. Avviato al sindacato da Bruno Trentin che gli propose di presenziare alle trattative aziendali sul premio di produzione, entrò a far parte dell’Ufficio studi della Fiom di Milano e nell’ottobre del 1964 ne divenne Segretario.
Iscritto prima al Psi, poi al Psiup (1964) e infine al Pdup, nel sindacato fece parte della «terza componente». A metà degli anni ‘60 aderì a “Demau” (Demistificazione Autoritarismo Patriarcale), uno dei primi gruppi femministi italiani.
Nel 1968 divenne Segretario della neocostituita Cgil Lombardia e partecipò alle prime esperienze di programmazione a livello regionale. Nel 1970 tornò alla Fiom come Segretario generale della Fiom di Brescia, e fu protagonista della stagione dei Consigli di fabbrica e della nascita della Federazione lavoratori metalmeccanici. Nel 1974 fu chiamato a far parte della Segreteria nazionale della Filcea, dove rimase sino alla fine del 1984. Nel 1984 lasciò la Cgil per andare in America come dirigente della Montedison.
Morì il 14 maggio 1997 a soli cinquantotto anni.
(Annalisa Bertani)
Remo Vigano’
(1929-2011)
Segretario della Fiom di Lecco
Nato a Rancio di Lecco nel 1929.
Dopo aver lavorato fin da giovanissimo in piccole fabbriche, nel 1954 entrò in Cgil e attraversò tutte le fasi più rilevanti della storia sindacale fino agli anni Novanta. Dapprima agli alimentaristi, poi ai tessili e agli edili; visse gli anni difficili successivi alla scissione sindacale in cui lo stipendio da sindacalista non era mai scontato. Dal 1962 fino al 1974 fu Segretario della Fiom di Lecco, attraversando il periodo della riscossa operaia e delle grandi conquiste. Dal 1974 al 1981 divenne Segretario generale della Camera del Lavoro di Lecco, e concluse l’attività sindacale nello Spi, prima lombardo poi lecchese, fino al 1993.
Morì nel 2011.
(Luca Finazzi)
Giuseppe Sacchi
(1917-2016)
Estensore dello Statuto dei Lavoratori
Nacque a Robbiano di Mediglia il 25 dicembre 1917 e trascorse la giovinezza in fabbrica alla OM di Milano e poi la Seconda Guerra Mondiale in Marina. Dopo l’8 settembre 1943, arrestato dai nazisti in Toscana, riuscì a scappare e a raggiungere avventurosamente il capoluogo lombardo, dove aderì al Pci e alla Resistenza divenendo in breve comandante della 114° Brigata Garibaldi col nome di battaglia di “Ugo”.
Dopo la guerra tornò a lavorare in officina, alla Motomeccanica, salvo poi essere licenziato per motivi politici nel 1948 ed entrare nell’apparato della Fiom milanese, di cui fu Segretario responsabile dal 1958 al 1964.
Diresse quindi il sindacato tradizionalmente più combattivo, nella città più industrializzata d’Italia, nel momento in cui tutto il Paese, e in particolare il settore metalmeccanico, conobbero la più grande espansione produttiva della storia.
In sostanza Sacchi affrontò esattamente il periodo in cui più alte furono le pretese degli imprenditori nei confronti dei lavoratori. La sua segreteria fu la prima in Italia a opporsi a quello stato di cose, progettando, dirigendo e vincendo una storica vertenza quale quella degli elettromeccanici (autunno-inverno 1960-1961). Una lotta vittoriosa preparata dalla mobilitazione contrattuale del 1959, e seguita dal Contratto nazionale del 1963, che rivoluzionò il ruolo del sindacato nelle fabbriche. Si trattò di mobilitazioni sindacali avanzate che segnarono profondamente le modalità di lotta del decennio seguente e cambiarono per sempre la prassi sindacale e la percezione che i lavoratori avevano di se stessi, delle proprie possibilità di azione. Sacchi promosse l’inchiesta tra gli operai, l’organizzazione reticolare e diffusa delle assemblee, il coinvolgimento diretto dei lavoratori nella elaborazione delle piattaforme e delle modalità di lotta, che poi si dimostrarono l’elemento decisivo di quelle vertenze.
La maggior parte di esse si concluse con una vittoria schiacciante ai danni del padronato. Sacchi, in questo modo, influì largamente sulle sorti dei sindacati in tutto il Paese, dal momento che, allora, dettare la linea dei metalmeccanici di Milano spesso significava dettarla a tutta la Fiom in Italia e la Fiom spesso finiva col trascinare anche la Cgil. Nel 1963 fu eletto a Montecitorio nelle fila del Pci e vi rimase per due legislature, fino al ’72, occupandosi prevalentemente di temi del lavoro. L’esperienza maturata come operaio e dirigente sindacale fu decisiva per la prima bozza di Statuto dei Lavoratori, di cui fu principale estensore nel luglio del ’67, con largo anticipo sulla proposta di legge governativa.
Negli anni ‘70 fu vicepresidente dell’Azienda Elettrica Municipale, dove promosse la creazione delle conferenze di produzione, strumenti di governo aziendale ibrido che permettevano ai lavoratori di dare il proprio apporto alla guida dell’impresa. Successivamente ricoprì incarichi di rilievo all’interno di Lombardia Risorse, Federelettrica e Cispel Lombardia.
Nel 1984 fu tra i fondatori dei Centro Culturale Concetto Marchesi di Milano, espressione dell’ala del Pci critica verso il progressivo allontanamento dall’URSS e la prassi socialdemocratica del partito. Con lo scioglimento del Pci, aderì a Rifondazione comunista di cui fu prima Segretario lombardo e poi Presidente regionale.
Morì a Milano il 14 dicembre 2016.
(Ivan Brentari)
Guido Venegoni
(1919-1987)
Segretario generale
della Camera del Lavoro di Milano
Nacque a Legnano il 30 aprile 1919 da famiglia operaia, tutti militanti antifascisti, motivo per il quale furono costantemente perseguitati.
Studiò fino all’età di dodici anni e frequentò il primo corso di scuola professionale, poi per necessità economiche, all’età di tredici anni, iniziò a lavorare presso il Cotonificio Cantoni di Legnano come mettispole.
Nel 1934 lavorò a Milano in una azienda meccanica di ruote per bicicletta, dove imparò il mestiere di tornitore. Tre mesi prima dello scoppio della guerra fu chiamato a combattere sui fronti jugoslavo e francese. Trasferito successivamente come tornitore all’arsenale militare di Gardone Val Trompia, prese contatto con i partigiani del luogo e aderì al Pci; sospettato di attività antifascista fu processato, l’8 settembre 1943 riprese la sua attività partigiana. Nel novembre del 1944, fu arrestato a Vimercate durante un’azione e liberato dopo un mese per l’intervento dell’arcivescovado, che chiese indulgenza, spiegando come il fratello sia stato massacrato dalle Brigate Nere a Busto Arsizio. In ogni caso, Guido continuò a partecipare alla lotta partigiana, come combattente della 181a Brigata Garibaldi nella Valle Olona, sino alla Liberazione. Subito dopo il 25 aprile aderì alla Cgil. Tutto ebbe inizio con la sua elezione a Segretario della Camera del lavoro di Legnano. Nell’agosto del 1945 fu nominato Commissario straordinario dell’azienda Spai, assicurando la prosecuzione dell’attività produttiva; compito che mantenne sino al termine della gestione commissariale. Dagli stessi lavoratori venne poi eletto come delegato al congresso nazionale della Filta (Federazione Italiana Trasporti e ausiliari della Cgil) e nel settembre 1946 ne divenne segretario nazionale e fu inviato a Roma presso la sede del sindacato. Qui propose lo scioglimento della Federazione per costituire un organismo in grado di raggruppare le varie categorie eterogenee dei trasporti. La proposta fu accolta e con questo ebbe fine il suo mandato.
Nel 1949 venne inviato a Vicenza per placare una controversia con la corrente cristiana che aveva occupato la Cgil dopo la scissione sindacale: riprese il possesso della sede e venne eletto segretario, e contemporaneamente consigliere comunale, per il Pci del Comune.
Nel 1952 fu eletto segretario della Camera del Lavoro di Bergamo, e nel 1955, di quella di Milano, nel 1956 divenne Segretario provinciale della Fiot (federazione tessili).
Nel 1961 entrò a far parte della Segreteria della Fiom di Milano come responsabile organizzativo.
Ancora, nel 1963, divenne nuovamente Segretario della Camera del Lavoro di Milano, dove ne seguì il settore organizzativo fino al 1969, anno in cui fu eletto Segretario generale. Sono gli anni in cui inizia il terrorismo nero e l’ufficio in Corso di Porta Vittoria, come in altri momenti cruciali della vita del Paese, divenne un punto di direzione di grandi movimenti popolari: nel dicembre del 1969, all’indomani della strage di piazza Fontana, fu tra i principali promotori dello sciopero generale in occasione del funerale delle vittime.
Nel 1972 si dimise dalla Camera del Lavoro di Milano perché candidato alle elezioni politiche nel collegio di Vimercate, nelle quali venne eletto deputato. Ricoprì tale incarico sino alla fine del secondo mandato, quello del 1979, quando chiese di ritirarsi per motivi familiari.
Morì a Mese (Sondrio) il 7 gennaio 1987.
(Annalisa Bertani)