Operai e impiegati

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Operai e impiegati

L’Autunno caldo e gli anni immediatamente seguenti riducono fortemente le disuguaglianze fra i lavoratori, sia retributive che normative.

Oggi, per i lavori che sono regolati da un contratto nazionale, la paga base, a seconda dell’attività svolta, è uguale in tutta Italia, mentre prima del 1969 il Paese era diviso in sette zone salariali: fra la prima e l’ultima le paghe variavano del 20%. La battaglia per il superamento delle cosiddette “gabbie salariali” si sviluppa fra il 1968 e il 1969 e anticipa l’Autunno caldo, mentre l’accordo dell’inizio del 1969 le smantella.

Oggi, in uno stesso contratto, la malattia pagata, il diritto a conservare il posto per malattia, le ferie, sono uguali per tutti: prima dell’Autunno caldo (prendiamo l’esempio dei metalmeccanici, per le altre categorie la situazione non era diversa) le differenze fra operai e impiegati erano forti. Gli operai avevano meno ferie, non venivano loro pagati i primi tre giorni di malattia (tranne che per malattie superiori a trenta giorni), il lavoro in caso di malattia veniva conservato per un massimo di dieci mesi (dodici per gli impiegati). Restano però importanti differenze fra contratti nazionali di diversi settori. La “parità normativa” si realizza con il contratto del 1969 (pagamento dei primi tre giorni di malattia, aumento delle ferie) e con quello del 1973, che prevede un trattamento uguale fra operai e impiegati per ferie, malattia, conservazione del posto di lavoro. Operai e impiegati erano inquadrati in due diversi sistemi di qualifiche: nel 1973 viene conquistato l’inquadramento unico, su otto livelli, con professioni operaie e impiegatizie che coesistono nel terzo, quarto e quinto livello, riducendo così le differenze salariali.