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I volti dell’autunno caldo

“I volti dei molti giovani che formano le maestranze delle fabbriche mostrano i segni dell’origine. C’è chi è partito con la valigia di cartone da Enna o da Benevento, unendosi agli ex braccianti del Polesine e del Ferrarese che lasciano campi dove non c’è più posto per loro. Ora Milano, con seicentomila nuovi immigrati, sfiora i due milioni di abitanti. (…) Non c’è in queste immagini il “flou”, quel velo estetizzante che i fotografi ritratti da Antonioni nel suo Blow up del 1966, caleranno sulla realtà, plasmandola e falsandola. Non c’è neppure lo scatto disperato con cui Robert Capa coglie l’attimo mortale del primo caduto repubblicano in Spagna. Ma, soprattutto, non c’è in Loconsolo l’ingenuità d’un fotografo naif. II suo obiettivo è leale e militante: un binomio difficile per un propagandista. Non per un uomo che, fotogramma dopo fotogramma, sembra scoprire la forza pura delle immagini e il valore senza misura del momento irripetibile impresso nella pellicola. Così scava nei volti e negli sguardi e scopre, giorno dopo giorno, manifestazione dopo manifestazione, la diversità fra gesti e momenti pure tanto simili.”

 

(dall’introduzione di Giancarlo Pertegato al volume “Gli anni dell’impazienza. 1968-1970. L’Autunno caldo a Milano nelle fotografie di Silvestre Loconsolo”).